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Analisi Dati Sondaggio

Aggiornamento: 10 apr 2021


Alimentazione


Quando si parla di alimentazione sostenibile e si guarda ai consumi bisogna tenere presente tre aspetti fondamentali: le carni rosse, i cibi spazzatura e il consumo di acqua.


La carne rossa è in generale il cibo che lascia più tracce nell’ambiente: 100 g di manzo comportano l’emissione di 1.600 g di CO2, un valore che è circa 14 volte quello di gas serra medi emessi durante il ciclo vitale di 100 g di frutta. Se una famiglia di quattro persone adottasse per un intero anno un menu sostenibile, si risparmierebbero 3,7 tonnellate di CO2, pari a quella emessa guidando per 26.000 chilometri o al consumo biennale di gas della stessa famiglia.

Per quanto riguarda l’energia richiesta per la produzione di “cibi spazzatura” è molto più elevata rispetto a quella richiesta dalla produzione meno elaborata di prodotti più salubri. Se gli italiani riducessero il consumo di cibo spazzatura, graverebbero meno sul consumo di carburanti e farebbero un grosso favore alla salute fisica.


Secondo la definizione dalla FAO: “le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale, nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e contemporaneamente ottimizzano le risorse naturali e umane ”.

Uno tra gli esempi di diete sostenibili vi è in particolare la dieta mediterranea, citata anche dalla stessa FAO.

È necessario sapere che il cibo gettato ma ancora commestibile inquina l’ambiente. In Svizzera rappresenta il 25 per cento dell’impatto ambientale causato dall’alimentazione. È quanto si evince da uno studio del Politecnico federale di Zurigo, che tiene conto anche delle perdite alimentari generate consumando prodotti importati.


Come ultimo punto abbiamo considerato il consumo dell’acqua potabile.

Meglio un purificatore d’acqua piuttosto delle bottiglie. Un minore impiego di tale materiale plastico significa minori costi di smaltimento e un conseguente impatto ridotto sull'ambiente. Questo porta a emissioni ridotte di CO2, associate normalmente al trasporto delle bottiglie dal luogo di produzione a quello di commercializzazione. Il CO2, infatti, è uno degli elementi in grado di favorire l'effetto serra.




Abitazione


Un altro punto analizzato nel sondaggio sono i consumi casalinghi. Seguendo alcuni piccoli consigli è possibile aiutare il nostro pianeta senza fare troppi sforzi.

  • Temperatura dell’abitazione.

Riducendo di 1°C la temperatura nella propria abitazione si riducono di circa 300 kg le emissioni di CO2 per abitazione ogni anno, con una riduzione dei costi pari a 5-10% in bolletta.








  • Lampadine e luci varie a LED. La durata media di vita di una sorgente a LED è molto lunga, mantenendo il 70% dell’emissione luminosa iniziale ancora dopo le 50.000 ore, ben oltre il doppio rispetto alle altre tecnologie sul mercato.


La perdita di luminosità è addirittura raggiunta a circa 100.000 ore, garantendo comunque assenza di costi di manutenzione ed un’elevata garanzia di affidabilità.



  • Il consumo di energia elettrica e la sua produzione.

La produzione di energia elettrica comporta naturalmente l'impiego di combustibili fossili e altri agenti inquinanti che, data la tossicità delle emissioni, comportano un notevole impatto ambientale.


Il ricorso alle fonti non rinnovabili è in grado di produrre biossido di zolfo (SO2), ossidi di azoto (NOx) e monossido di carbonio (CO), oltre ai particolati, tutte sostanze molto nocive per la vita umana.


  • Lo spazzolino elettrico. Il Franklin Associates for the Plastics Division of the American Chemistry Council ha fatto due conti per arrivare a capire le emissioni di CO2, altri gas serra e gas inquinanti derivanti dalla produzione di uno spazzolino, partendo dal dato di 1.343 kg di inquinanti rilasciati in atmosfera per ogni tonnellata di polipropilene prodotto.

Siccome ogni spazzolino pesa in media 25 grammi, facendo due conti emette 34 grammi di gas serra (calcoli americani, gli americani adorano fare i calcoli). Moltiplicate adesso il dato per il numero di spazzolini che ogni abitante utilizza in un anno e per il numero degli abitanti e avrete dati poco felici per l’ambiente anche perché, come ben ricorderete, la stragrande maggioranza degli spazzolini è fatto di plastica non riciclata e non riciclabile.



  • I forni a microonde. Questi elettrodomestici utilizzati nell’UE emettono 7,7 milioni di tonnellate di biossido di carbonio, pari a quelle prodotte da 6,8 milioni di auto. Ma è il consumo di elettricità dei forni a microonde ad avere il maggiore impatto sull’ambiente. Lo studio ha rilevato che, in media, un singolo forno consuma 573 kilowattora (kWh) di elettricità nel corso della sua vita, stimata in 8 anni. Ciò equivale all’energia consumata da una lampadina a LED da 7 watt lasciata ininterrottamente accesa per quasi 9 anni.

  • La lavastoviglie. Non c'è nulla di sbagliato nell'usare una lavastoviglie con un’alta classificazione energetica, considerando che può usare una quantità d'acqua fino a tre o quattro volte inferiore rispetto alla quantità necessaria per un lavaggio a mano. La cosa ideale è avviarla durante la notte. In questo modo, non solo potrai risparmiare sulla bolletta, ma utilizzerai la rete in un momento in cui le centrali elettriche meno efficienti non sono in funzione e, quindi, ogni unità di potenza produrrà un'impronta di carbonio leggermente inferiore. Se lavi i piatti a mano, accertati di acquistare un sapone liquido ecologico, non lasciare il rubinetto aperto e non scaldare troppo l'acqua.



Trasporti Pubblici


I mezzi pubblici sono una forma di trasporto organizzata e di massa con un minore impatto ambientale rispetto all'utilizzo dei mezzi di trasporto privati. È la prima forma di intervento sulla mobilità sostenibile sia per il trasporto urbano o locale.

L’impatto del settore dei trasporti sull’ambiente è attualmente molto elevato, in quanto in Europa sono causa del consumo di circa un terzo del consumo totale di energia e di un quinto delle emissioni di gas serra, a cui si aggiungono altre tipologie di emissioni responsabili dell’inquinamento atmosferico urbano. Sono stati posti obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, che vorrebbero vedere una diminuzione del 60% delle emissioni dei trasporti entro il 2050.


Recenti ricerche confermano che le emissioni inquinanti prodotte dagli scarichi delle auto rappresentano soltanto un terzo dell’inquinamento del traffico. Uno di questi studi, pubblicato su Atmospheric Environment, attribuisce allo stato del veicolo quasi il 50% dell’inquinamento atmosferico dovuto al traffico stradale, con particolare riferimento all’usura dei freni, ma anche all’usura del manto stradale e alle particelle sollevate dalla strada al passaggio dei veicoli.


La circolazione delle auto sul manto stradale, oltre ad essere responsabile delle emissioni di gas tossici per l’ambiente e la salute umana, genera inquinamento anche a causa di materiali solidi che vengono ridotti in parti più piccole dal vento o dal passaggio stesso dei veicoli. Le particelle responsabile degli elevati tassi di inquinamento urbano includono pertanto anche il consumo della gomma, l’usura della frizione e il deterioramento dell’asfalto stesso.

Se non è possibile eliminare del tutto l’inquinamento atmosferico autolimitandone la circolazione, tuttavia esso può essere ridotto con l’utilizzo di veicoli elettrici, che, non emettendo anidride carbonica e pericolosi gas di scarico, rappresentano una soluzione a basso impatto ambientale.


Per quanto riguarda il traffico aereo è quasi triplicato dal 1990 e cresce ogni anno del 5%. Gli svizzeri volano moltissimo, con una frequenza doppia rispetto ai nostri vicini europei. Volare è estremamente a buon mercato e alla portata di un numero sempre crescente di persone. Ma questo tipo di mobilità ha un impatto molto pesante sul clima. Il traffico aereo è responsabile in tutto il mondo di quasi il 5% degli effetti climatici causati dall'uomo, in Svizzera addirittura il 18% e se il trend prosegue entro il 2020 raggiungerà quasi il 22%.




Abbigliamento e Plastica




Un paio di jeans ne sono necessari 7.500 litri. All’inquinamento si vanno ad aggiungere le emissioni di gas serra: l’8% di quelle globali sono riconducibili all’industria dell’abbigliamento e delle scarpe. Se questi dati ancora non bastassero, un’idea più chiara ce la fornisce la Ellen Mac Arthur Foundation, secondo cui il settore tessile, con i suoi 1,2 miliardi di tonnellate annuali di CO2 emessa, supera la somma delle emissioni dovute al trasporto aereo o marittimo.


Bibliografia

https://magazine.impactscool.com/cambiamento-climatico-e-ambiente/lindustria-tessile-fra-le-realta-piu-inquinanti-cresce-la-moda-sostenibile/

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